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martedì 12 aprile 2011

Scuola: Bleah ... Soluzioni?

Come sempre, anche questa volta voglio provocare un po' le vostre reazioni, sapere quello che pensate, discuterne insieme. Di che cosa? Di qualcosa che ci tocca da vicino, che è "nostra compagna" per un bel po' di tempo nelle nostre giornate e che non può essere solo un incubo che "speriamo passi alla svelta". Quali soluzioni adottare? Quali passi fare senza sminuirne il valore educativo? 
Buona lettura e... buona riflessione :o)


Insufficiente una «verniciata» di modernizzazione

La scuola che non piace e le ricette che non la salvano


Ai ragazzi italiani la scuola non piace. O almeno così pare, stando all’indagine Hbsc-Italia 2010 [...] Il campione esaminato di 77.000 ragazzi italiani di prima e terza media e di seconda superiore [...]. A loro è stato somministrato un questionario anonimo con la specifica richiesta di esprimersi sul gradimento della scuola, da "mi piace molto" a "non mi piace per niente". A livello nazionale risaltano tre macrodati:  il gradimento diminuisce al crescere dell’età, ai maschi la scuola piace meno che alle femmine e non vi sono significative differenze regionali. [...]



Oltre al quadro descritto dall’indagine, ciò che preoccupa davvero è la strada che potrebbe prendere la scuola nel tentativo di risolvere la situazione. Due infatti sono le principali tentazioni che la metterebbero su una falsa strada: buttarsi sul cosiddetto eduteinment e diventare una scuola 2.0.


Eduteinment è una parola magica, assai di moda, che coniuga education con entertainment: no ai vecchi argomenti noiosi e paludati col loro studio tradizionale, sì a materie nuove, diverse, con un frizzante stile di insegnamento che renda tutto divertente. Si corre così il rischio di prolungare l’esperienza della scuola materna, in un irrispettoso processo di infantilizzazione dei ragazzi.

La scuola 2.0 è poi quella che vive dell’illusione che sarà (solo) la tecnologia e i suoi richiami a destare dal sonno mattutino i ragazzi sui banchi. Le aule si devono allora riempire di lavagne multimediali, per i professori è un must avere un profilo facebook e via i vecchi libri per lasciar posto al web o al massimo a un iPad di ultima generazione su cui caricare tutto.


Una posizione ingenua, questa: più che la lavagna conta infatti quello che ci scriviamo sopra, il giovanilismo dei professori non dovrebbe certo essere preso come sinonimo di vicinanza ai ragazzi e i libri non possono diventare solo nemici polverosi che piegano la schiena dentro gli zaini.
Un ragazzo potrà davvero dire alla scuola "mi piace" – senza necessariamente sbilanciarsi con "molto" – quando riuscirà a trovare una corrispondenza tra sé e ciò che viene offerto, ossia quando scoprirà un reale guadagno nell’andarci. 


Gli piacerà quando si accorgerà che si tratta di un luogo che può suscitargli un’idea nuova che non c’era prima, che soddisfa una curiosità che forse nessuno riconosceva, che il suo interesse è un successo piuttosto che un presupposto.

I giovani aderiscono volentieri a quelle situazioni in cui vengono riconosciuti come pensanti, capaci di orientare il proprio moto in associazione con un altro per una soddisfazione reciproca. Se glielo permettiamo sanno sorprenderci con la loro apertura.


Perché la scuola torni davvero a piacere o inizi finalmente a farlo, occorre pertanto che resista alla tentazione di una fideistica modernizzazione o di un accattivante snaturamento; potrà così proporsi come un luogo capace di incontrare e sollecitare i desideri dei più giovani favorendo esperienze reali con le discipline in modo da aprire prospettive forse solo intuite, certo desiderabili e desiderate.

di Luigi Ballerini
Tratto da: Avvenire Online del 12 aprile 2011

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