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giovedì 3 marzo 2011

La Sinagoga


Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 D.C., la sinagoga divenne il centro della vita comunitaria degli ebrei.
Sinagoga
è termine ebraico per "assemblea, luogo di riunione", col tempo passato a definire il luogo di culto della religione ebraica, essendo la parola stessa la traduzione in greco del termine ebraico בית כנסת (Beit Kenneset, appunto casa di riunione). In yiddish il termine è šul (שול), il quale corrisponde all'usanza ebraico-italiana di riferire alla sinagoga come "scola", dal quale, ad esempio, la Piazza delle Cinque Scole nel vecchio ghetto di Roma.
Nella sinagoga troviamo l' arca-armadio (aròn hakkodeš — אָרוֹן הַקֹּדֶשׁ) contenente i rotoli delle Sacre Scritture (Torah), che è incastrata nella parete orientale, che guarda verso Gerusalemme, mentre il pulpito del lettore ( ammùd — עַמּוּד ), gli sta di fronte, al centro della sala o al capo opposto, sopra una piattaforma leggermente alzata ( bimàh — בִּימָה ). Sopra l'aron è posta una luce sempre accesa — il ner tamìd (נֵר תָּמִיד), ossia la "lampada eterna" — che ricorda la menorah del Tempio a Gerusalemme, la quale è rimasta miracolosamente accesa per otto giorni, nonostante la sconsacrazione dei saccheggiatori Seleucidi. Nelle sinagoghe ortodosse uomini e donne siedono separatamente.
Tradizionalmente al centro o in fondo, ma nelle nuove monumentali sinagoghe italiane vicino all’Aron, c’è la tevà, o altare comunemente detto, da dove il chazan (cantore) officia la funzione religiosa.
Dentro una sinagoga si può fare una lezione, un dibattito, o persino svolgere un congresso di un movimento giovanile tanto quanto celebrare un matrimonio, ballare con il sefer in mano o festeggiare un compleanno! Inoltre la sinagoga in quanto tale non è necessaria per lo svolgimento delle preghiere, basta una qualsiasi stanza abbastanza grande da contenere almeno 10 uomini (questo sì che è necessario per fare una preghiera collettiva), e un sefer torà perché un luogo qualsiasi si trasformi in una Sinagoga.

 

In Italia, ci sono numerose sinagoghe a testimonianza di una presenza ebraica che risale all’epoca romana. Tuttavia solo con l’emancipazione, le sinagoghe assumono di regola un aspetto monumentale, perché le leggi restrittive che regolavano la presenza dei luoghi di culto ebraici nei paesi cristiani non permettevano agli ebrei la costruzione di tali edifici. Caratteristica che si accentuò con l’istituzione dei ghetti a partire dal XVI secolo, con l’obbligo di locazione della sinagoga all’interno del ghetto stesso. Per contrasto, gli interni erano riccamente decorati secondo gli stili architettonici dell’epoca. Con l’emancipazione, a partire dal 1848 fu possibile la costruzione di maestosi e grandiosi edifici. A volte le sinagoghe si dotarono di facciate monumentali, in altri casi se ne costruirono di nuovi e imponenti, come a Roma, Torino o Firenze. Emblematico rimane, ad esempio il caso della Mole Antonelliana a Torino che progettata inizialmente come nuova sinagoga, fu poi ceduta per l’impossibilità di sostenere i costi di costruzione.


(tratto da Paola Abbina in Shalom, mensile ebraico di'informazione e cultura)



Visita virtuale alla Sinagoga del Trànsito (Toledo, Spagna): 

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