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lunedì 13 giugno 2011

Il Papa agli zingari: impegno verso l'integrazione

Il Papa agli zingari: impegno
verso l'integrazione

"Ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui". Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza una rappresentanza di circa 2000 zingari. Benedetto XVI ha chiesto loro un impegno sulla strada di "quell'integrazione da cui trarrete beneficio voi e l'intera società, mentre "le istituzioni, da parte loro, si adoperino per accompagnare adeguatamente questo cammino". "La Chiesa - ha aggiunto il Papa - cammina con voi". Per il vostro popolo, ha continuato il Papa, "persistono problemi gravi e preoccupanti, come i rapporti spesso difficili con le società nelle quali vivete". È la prima volta che la popolazione zingara e rom viene ricevuta in udienza in Vaticano da un Papa.

"Ci sono rom che sbagliano ma la colpa è sempre personale. La colpa non è mai di un'etnia, di un popolo". Lo ha detto al Papa un giovane rom nato e cresciuto nei campi nomadi della Capitale. "Quando vedono nei documenti che vivi in un campo, nessuno più ti tende la mano", ha raccontato ricordando di aver studiato nelle scuole con gli altri e di avere gli stessi sogni e speranze dei suoi coetanei. Benedetto XVI lo ha ascoltato e poi abbracciato. Tra le testimonianze anche quella di Ceija Stojka, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. "Quando sono nata in Austria la mia famiglia contava più di 200 persone. Solo sei di noi son sopravvissuti alla guerra e allo sterminio", ha raccontato ricordando di essere stata deportata a 9 anni "prima ad Auschwitz, poi a Ravensbruk e a Bergen-Belsen". "Ero bambina - ha confidato - e dovevo vedere morire altri bambini, anziani, donne, uomini; e vivevo fra i morti e i quasi morti nei campi. Mi chiedevo 'perchè? Che cosa abbiamo fatto di male? Sento gli strilli delle SS, vedo le donne bionde le 'Aufseherinnen' (sorveglianti) con i loro cani grandi che ci calpestavano, sento ancora l'odore dei corpi bruciati. Come posso vivere con questi ricordi? Come posso dimenticare quello che abbiamo vissuto?". Quel che è accaduto, ha affermato la donna, "non è possibile dimenticarlo. E l'Europa non deve dimenticarlo. Oggi Auschwitz e i campi di concentramento si sono addormentati, e non si dovranno mai più svegliare. Ho paura, però, che Auschwitz stia solo dormendo". "Per dire la verità - ha aggiunto - non vedo un futuro per i rom. L'antigitanesimo e le minacce in Ungheria, ma anche in Italia e in tanti altri posti mi preoccupano molto e mi rendono triste. Ma vorrei dire che i rom sono i fiori di questo mondo grigio. Hanno bisogno di spazio e di aria per respirare". "Se il mondo non cambia adesso - ha concluso - se il mondo non apre porte e finestre, se non costruisce la pace - la pace vera! - affinchè i miei pronipoti (il quarto nascerà fra alcuni mesi) abbiano una chance per vivere in questo mondo, allora non so spiegarmi il perchè sono sopravvissuta ad Auschwitz, Bergen-Belsen e Ravensbruk".